Mascherine e ipoacusia: quali sono gli effetti sulla comunicazione?

La pandemia ha costretto le persone alla distanza sociale, all’isolamento e alla comunicazione attraverso i vari devices, rappresentando forse uno dei momenti più difficili mai affrontati. In tale contesto risulta essenziale riflettere su una tematica molto importante, ovvero gli effetti della mascherina sull’ipoacusia e quindi sulla comunicazione dei soggetti ipoacusici e che presentano problemi uditivi.

“L’uso delle mascherine per proteggerci dal contagio, ha avuto come effetto quello di far esplodere la consapevolezza sul quotidiano bisogno di comunicazione e di quanto sia fondamentale sentire bene” afferma Valentina Faricelli, presidente di Udito Italia Onlus. Gli esperti infatti la definiscono un’emergenza nell’emergenza perché l’utilizzo delle mascherine, unito al distanziamento sociale, aumenta le difficoltà di comunicazione e di comprensione di tutte le persone affette da ipoacusia o da un disturbo uditivo. La mascherina inoltre, nascondendo anche il labiale, rende ancora più difficoltosa la comprensione dei suoni e delle parole per un ipoacusico che, se prima poteva in qualche modo fare affidamento anche al supporto dell’espressione facciale e al labiale per comprendere in maniera più chiara una conversazione, adesso tale presupposto viene meno rendendo ancora più difficoltosa la comunicazione.

Mascherine e ipoacusia: quali sono le problematiche?

Tale riflessione rappresenta un punto di partenza per una lunga e faticosa battaglia culturale, con l’intento di portare ad una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della società, sull’importanza della prevenzione e della cura dei disturbi uditivi che, molto spesso, sembra essere lasciata in disparte nonostante tutto ciò incida notevolmente sulla serenità e sulla qualità di vita individuale delle persone che ne sono affette.

La pandemia ha creato delle limitazioni sociali associate al distanziamento e all’utilizzo della mascherina. È chiaro che per un ipoacusico tutto ciò si traduce in una maggiore difficoltà di approccio e di comunicazione con l’altro. La mascherina infatti tende a limitare l’ascolto delle frequenze acute, che sono quelle maggiormente compromesse, e il suono può essere percepito anche come filtrato o camuffato. Inoltre la mascherina, coprendo il volto e quindi le espressioni facciali e il labiale, che rappresentano anche un supporto alla comunicazione per gli ipoacusici, molto spesso ha anche fatto esplodere la consapevolezza del proprio problema uditivo magari a lungo sottovalutato. Una tale situazione risulta difficile da affrontare anche dal punto di vista psicologico.

Citando le parole di Mauro Menzietti, presidente dell’Associazione Nazionale Audioprotesisti e rappresentante italiano del World Hearing Forum dell’OMS “In questa particolare contingenza è emerso chiaramente che le mascherine ostacolano la comunicazione, i contatti sociali sono limitati, difficili, sono contatti a distanza e il senso di isolamento è maggiore. L’ipoacusia limita fortemente la qualità della vita ed è pertanto necessario intervenire tempestivamente ed efficacemente. Discorso valido non soltanto per gli anziani, ma anche per uomini e donne di tutte le età, compresi adolescenti e bambini perché i problemi di udito colpiscono tutte le età.

mascherine e udito

Mascherine e ipoacusia: possibili soluzioni

Tali problemi possono essere risolti adottando anche delle semplici soluzioni. In primis si potrebbe fornire a tutte le persone ipoacusiche o che presentano deficit uditivi, degli strumenti di comunicazione visiva, come ad esempio dei tablet, dei computer o anche degli smartphone, così da offrir loro la possibilità di effettuare videochiamate dalla propria casa, dove l’obbligo di mascherina non c’è e non si è esposti ad alcun rischio di contagio se non si indossano i dispositivi di protezione.

Altra soluzione potrebbe essere quella di distribuire a tutti coloro che presentano problemi uditivi, delle mascherine con una parte trasparente, che consente di vedere la bocca mentre si parla e le espressioni facciali, così da agevolare la comunicazione e limitare il disagio subito da chi non sente bene e ha difficoltà a comprendere bene ciò che accade attorno a lui.  Inoltre è importante che anche l’altra persona che partecipa alla discussione, sia in grado di mettere il soggetto ipoacusico in una condizione tale da non creargli ulteriore disagi. Scandire bene le parole, dialogare alzando il tono di voce o ripetendo le parole anche più lentamente, sono sicuramente degli accorgimenti che migliorano la conversazione.

In ultimo, ma non per importanza, è possibile optare per l’utilizzo di un apparecchio acustico. Oggi esistono apparecchi acustici smart, con sistema bluetooth o con il wifi integrato, dotati di innumerevoli opzioni che consentono di gestire e migliorare l’ascolto dei suoni adattandoli alle proprie esigenze. L’uso dell’intelligenza artificiale inoltre può offrire un supporto per una migliore assistenza all’udito contribuendo ad analizzare un ambiente sonoro enfatizzandone le caratteristiche vocali. L’apparecchio acustico che in origine aveva l’unico scopo di ripristinare l’udito per i soggetti ipoacusici o colpiti da deficit uditivi, oggi è diventato un dispositivo che va oltre la sua funzione originaria, in grado di soddisfare numerose richieste ed esigenze tra cui ad esempio l’interconnettività con altri dispositivi.

Inoltre gli apparecchi acustici di ultima generazione consentono anche l’assistenza da remoto da parte del proprio audioprotesista, in grado di eseguire le regolazioni dell’apparecchio acustico a distanza e di prestare supporto e assistenza per eventuali problematiche.

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